Sostenibilità

GroGrapes: blockchain e Nft per i vignaioli virtuali

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di Paola Stringa

Possiamo chiamarla “mezzadria 4.0“, o “mezzadria digitale”. Il progetto pionieristico di GroGrapes unisce reale e virtuale, vigna e piattaforma, istituti del codice agricolo e smart contract della blockchain. Prende forma nel 2020, in piena pandemia, dall’idea di due amici, Carlo Farotto e Stefano Francia, con un background professionale industriale ma una storia familiare che affonda le radici, come per molti in Italia, nella terra. In quella del Monferrato, dove, dal ‘700, nella Cascina della Pesa c’erano le stalle e i vitelli e si producevano frutta e vino.

«I miei avi, a Cioccaro di Penango, erano agricoltori. Io mi ricordo il profumo dell’uva in cantina sin da quando ero bambino, anche se il mio percorso professionale mi ha portato altrove. Oggi torno alle radici con un progetto innovativo per lo sviluppo del settore vitivinicolo e la protezione del mondo rurale – spiega Carlo Farotto al Settimanale – La mission è quella di far diventare più umano e gestibile questo settore. Come esempio abbiamo Treedom, società nata a Firenze una decina di anni fa, che propone agli utenti di piantare alberi a distanza e di prendersi cura della loro crescita, assieme a un contadino che sta dall’altra parte del mondo. Noi però usiamo la blockchain perché nel frattempo il nostro progetto si è evoluto e ha sposato nuove tecnologie che nel frattempo si sono adeguate».

Su un ettaro e mezzo di terreno, nel Monferrato Astigiano, verranno messe a dimora circa 7mila barbatelle di vigneto di varia tipologia (Grignolino, Barbera, Sirah, Nebbiolo, Zibibbo, Cortese e Chardonnay), che corrisponderanno a un gemello virtuale nel metaverso, la cui proprietà sarà certificata tramite uno smart legal contract sulla blockchain di Ethereum, coniando un NFT per ciascuna pianta.

Lo scopo di GroGrapes e dei suoi 17 soci è quello di creare una community di vigneron digitali che, attraverso il loro investimento, sostengano la crescita di vigne nel mondo reale e ottengano, con gli NFT maturati, perpetue forniture di vino o altri prodotti o servizi legati al territorio dove si sviluppa la startup agricola. Chi partecipa all’iniziativa, garantisce in pratica il mantenimento dell’asset reale e si assicura ulteriori benefici come una ricompensa annuale, un voucher per l’acquisto dei vini prodotti, pacchetti enoturistici ed esperienze di degustazione.

Come si spiega dettagliatamente nel White Paper appena pubblicato dalla società:

Gli NFT verranno prezzati in relazione al valore fondiario di 2 metri quadrati di vigneto con in aggiunta la cifra necessaria al mantenimento dello stesso asset nel mondo reale per un periodo perpetuo; potranno essere venduti, regalati e andare in successione.

«I clienti possono sin da ora iscriversi alla lista d’attesa per acquisire i nostri NFT – specifica Farotto – La prima collezione che metteremo a disposizione sarà di 333 pezzi unici, ossia avatar chiamati “digital viticulturist” che faranno maturare 2.500 token all’anno da spendere sulla piattaforma di ecommerce di GroGrapes e saranno proprietari di una pianta di grignolino. Gli avatar saranno “adopter”, ovvero cofondatori e parteciperanno a tutti gli effetti al comitato di gestione dell’azienda agricola, prendendo parte al progetto digital e real. In seguito, partiremo con la vendita di altri 6.666 NFT di grappoli di piante di vite, per allargare la community».

Se a “tokenizzare” il terreno nel metaverso ci avevano già pensato diverse società di real estate nel mondo, nel tokenizzare appezzamenti di terre da vigna, pare che i fondatori di GroGrapes siano davvero pionieri. Del resto, solo in Italia la viticultura rappresenta un ponte tra l’economia pre industriale e quella digitale.

 La sfida del mix tra mondo contadino e fintech

Carlo Farotto

Carlo Farotto, insieme all’amico cofondatore Stefano Francia, durante il lockdown si è cimentato nella creazione di un progetto che all’inizio si chiamava Bacchus ed è stato incubato da Startup Geeks, l’incubatore online più grande d’Italia, con oltre 681 startup e 6 milioni di euro raccolti. Farotto si occupava già di agritech all’interno di un’azienda di impianti di vinificazione e ha maturato l’idea di rilanciare il valore dell’ettaro in Italia, dove, rispetto alla Francia, vale ancora molto meno.

«Un ettaro italiano vale mediamente meno di 50mila euro contro i 140mila francesi. Il desiderio che intendiamo soddisfare è quello di aiutare l’amante del vino a concretizzare un sogno che non sarà più solo alla portata del portafoglio di un vip. La blockchain può venirci in aiuto in tutto questo, per parcellizzare un vigneto in piccoli appezzamenti di 2 metri quadri cadauno e offrire così a tutti l’opportunità di diventare vigneron acquistando il vigneto che vi sarà trapiantato. Proponiamo insomma un percorso esclusivo per rilanciare il settore del vino, non solo quello dei grandi produttori. E, dalle nostre stime, al terzo anno pensiamo di andare già a break even con il nostro business. Sinora abbiamo riscontrato entusiasmo ad aderire alla nostra proposta e abbiamo a bordo professionalità di rilievo sia del mondo agricolo sia del mondo fintech».