Nel Mondo delle Pmi

Lati rende la plastica “buona”

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Mani artificiali per bambini, dispositivi in grado di adattarsi alla crescita di età e corporatura, adeguandosi a nuove funzioni ed esigenze. Una sfida resa possibile dalle stampanti 3D e dall’associazione Io do una mano (iodounamano.org) ma che sarebbe assai difficile da affrontare, anche sotto il profilo tecnico e finanziario, senza il supporto di realtà imprenditoriali sensibili al tema.

Tra queste, e con un ruolo fondamentale, Lati Industria Termoplastici Spa di Vedano Olona (Varese). L’azienda (350 addetti, 200 milioni di fatturato, 40mila tonnellate di prodotto l’anno esportate al 70%, 2.500 formulazioni pronte all’uso, due siti produttivi in Italia e uno in Cina) è specializzata nella produzione di polimeri termoplastici per beni durevoli quali elettrodomestici, componenti elettrici, lampade, plastiche performanti che sostituiscono il metallo, automotive.

«Pur operando B2B – spiega l’amministratore delegato, Michela Conterno – siamo vicini ai consumatori in moltissimi oggetti di uso comune, ad esempio gli interruttori elettrici. E come azienda familiare (siamo alla terza generazione) ci teniamo alla nostra reputazione sul territorio: da noi ci si aspetta anche che generiamo benessere rispettando l’ambiente. Non per niente siamo società benefit da quest’anno».

L’inizio della collaborazione con Io do una mano risale a due anni fa : «Ci contattò l’ingegner James Segre, che collabora con l’associazione. Un’associazione fondata da imprenditori, con una gestione quindi impostata all’efficienza, che si focalizza sulla stampa 3D. Noi avevamo già una certa esperienza nell’uso di nostri materiali con le stampanti 3D, per produrre oggetti ai fini assistenziale e sanitario. Nel periodo di emergenza Covid abbiamo messo a disposizione gratuitamente nostri materiali per stampare visiere e supporti plastici di protezione. La collaborazione con Io do una mano, partita per il loro interesse ai nostri materiali, è stata quindi per noi una scelta naturale».

Il know how di Lati sulle materie plastiche è venuto incontro alle esigenze dell’associazione nel trovare i materiali più adatti alla stampa in 3D degli ausili: «Vogliamo restituire – continua Conterno – le competenze che abbiamo per il benessere comune. Non ci limitiamo a fornire il materiale e a sostenere economicamente l’associazione, ma partecipiamo attivamente al processo di ricerca e costruzione degli ausili, che sono uno diverso dall’altro perché si devono adattare al singolo bambino: partecipiamo alla progettazione e alle prove, abbiamo ricercatori e ingegneri che vi si impegnano dedicando ore e materiali. Lati resta un’azienda, con lo scopo di fare utili.

Ma l’attività pro bono che facciamo rientra nella filosofia aziendale e dà ai nostri tecnici un ritorno in termini di innovazione, apprendimento e utilità comune. In questo vogliamo coerenza tra ciò che lo statuto di società benefit recita e la prassi che adottiamo. Anche per dimostrare che non tutta la plastica è demonizzabile».

«Così un’esperienza difficile viene vissuta come un gioco»

Aiutare il bambino a usare le potenzialità che ha e abituarlo all’ausilio o alla protesi definitiva che potrà avere da adulto. È la mission dell’associazione Io do una mano, nata nel gennaio 2020 con l’obiettivo di realizzare, gratuitamente, ausili per gli arti superiori personalizzati per minorenni (ma non solo) con l’aiuto di makers specializzati in tecniche di modellazione e stampa 3D.

L’associazione è chapter ufficiale di e-Nable, un’organizzazione mondiale di volontari digitali che porta avanti l’obiettivo di realizzare, stampare 3D e consegnare gratuitamente ausili personalizzati. Il bambino con disabilità agli arti superiori ha bisogno di adattare e/o cambiare ausilio man mano che cresce. Di qui l’attività  dell’associazione nel realizzare protesi personalizzate anche nel colore e negli stickers (come Spiderman o Capitan America). «Cerchiamo il più possibile di far vivere al bambino questa esperienza come un gioco – dice Elena Parodi dell’associazione – al punto da farlo sentire invidiato dagli altri bambini, per il fatto di avere una mano particolare, anziché visto con sospetto».