Nel Mondo delle Pmi

La sostenibile leggerezza di ACS

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di Alessandro Misson

Le loro creazioni hanno la velocità nel Dna: telai superleggeri per bolidi da corsa, scafi per barche a vela, laminati per aerei e, da qualche settimana, grazie alla certificazione 9001 appena ottenuta, anche componenti per il settore aerospaziale. Più che di prodotti si tratta di prototipi che sin dalla progettazione vengono pensati per sfidare cronometri, bilance e limiti della natura. La ACS Advanced Composites Solution di Tortoreto, nel Teramano, è stata fondata come studio di consulenza nel 2008, mettendo assieme il meglio del meglio dei ricercatori, degli ingegneri e dei tecnici del settore dei compositi in fibra di carbonio, un ambito industriale d’avanguardia con una storia ventennale lungo la Bonifica del Tronto, a cavallo tra le Marche e l’Abruzzo.

Diventata una vera e propria azienda con un suo sito produttivo nel 2014, la creatura dell’ingegnere teramano e ceo Roberto Catenaro alla fine del 2017 era già campione del mondo nel prestigioso Fia World Endurance Championship, con i componenti superleggeri ad altissime prestazioni realizzati per la Porsche 919 Hybrid che ha stracciato la concorrenza a Le Mans e poi conquistato il titolo WEC 2017 in Bahrein con Brendon Hartley, Timo Berhard ed Earl Bamber. La fabbrica gestita dal responsabile di stabilimento Nazzareno Pignotti, oltre a comparire tra i ringraziamenti di Porsche, sempre nel 2017 si è tolta lo sfizio di vincere altri due campionati del mondo in altrettante categorie Fia, firmando componenti strategici sia per la casa automobilistica francese Oreca nella categoria LMP2 che per la Ferrari 488 del Team Michelotto in LMGTE Pro.

Il trionfo nel settore automobilistico è stato il vero e proprio trampolino di lancio per l’azienda-gioiellino di Tortoreto, che nel frattempo è diventata parte integrante del gruppo Carbopress, 30 milioni di euro di fatturato aggregato con sede a Modena, specializzato nell’utilizzo di tecnologie innovative (presse) e tradizionali (autoclave) per realizzare compositi destinati anche alla produzione in serie nei settori automotive, dove collabora con alcune tra le più importanti case automobilistiche internazionali, ma anche nella nautica, nell’aerospazio e nelle costruzioni.

Oltre ad avvalersi della collaborazione di tecnici e operai altamente specializzati, sia nella gestione dei processi di ingegnerizzazione che nella realizzazione di compositi in fibra di carbonio, il Gruppo Carbopress/ACS oggi è in grado di fornire consulenza e assistenza per ogni tipo di progetto che implichi l’utilizzo di materiali complessi leggeri o l’alleggerimento di strutture, dal disegno alla fornitura di materiali preconfezionati.

Oltre alla fibra di carbonio, ACS offre la sua esperienza e le sue competenze per realizzare componenti in fibra di vetro, in aramide e all’inizio del 2023 ha avviato la sperimentazione nello sviluppo e nell’impiego pionieristico dei biomateriali, un progetto in collaborazione con l’Università di Catania per creare eco-compositi dai rifiuti riciclati.

Se la produzione in serie di ACS Carbotech è limitata a produzioni di nicchia ad altissimo valore aggiunto, non si contano i veri e propri prototipi ideati, ingegnerizzati e realizzati dai circa 50 dipendenti della sede teramana: biciclette futuristiche superleggere come la mountain bike della start-up El Camös; l’Alfa 4c Furore del pilota Marco Gramenzi, pluricampione italiano di cronoscalata; i pannelli solari ripiegabili per camper, realizzati per la start-up milanese Levante a partire dagli scarti di lavorazione in carbonio delle supercar; o il telaio di un’innovativa Hypercar supersegreta che nascerà in pochissimi esemplari nel corso del 2023.  n

PMI supertecnologica nata dal fallimento della Carbon Valley”

Roberto Catenaro C’era una volta la “Carbon valley” tra il Sud delle Marche e il Nord dell’Abruzzo, un fiorente comparto di piccole e medie imprese che sotto il marchio Atr Group iniziò a produrre telai, dispositivi e carrozzerie per Bugatti, Porsche, Alenia, Aermacchi e Agusta. Da quel fallimento colossale, grazie a manager come Catenaro, ingegneri, tecnici e manodopera specializzata, a cavallo del Tronto alla fine degli Anni Duemila è nata una galassia di Pmi fortemente innovative di cui ACS fa parte a pieno titolo.

Imprese nate “controvento”, che hanno deciso di puntare tutto su tecnologia, innovazione, tradizione made in Italy. Capaci di sfidare le crisi, compresa la pandemia e la guerra in Ucraina, per investire e crescere a suon di produzioni intelligenti. ACS oggi fattura 6,6 milioni di euro, +25,5% rispetto al bilancio precedente, e continua a collezionare numeri e riconoscimenti da impresa vincente: «Il mondo dei compositi è cambiato», è il motto del ceo Roberto Catenaro. È superata la vecchia idea del prodotto di nicchia, molto costoso e realizzato quasi artigianalmente e quasi sempre tramite cottura in autoclave. In realtà i costi si sono notevolmente ridotti e adesso è possibile produrre in fibra di carbonio anche numeri elevati di pezzi».