Nel Mondo delle Pmi

La manager d’acciaio che ha fatto rinascere Brovind

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di Gianfilippo Cunaccia

Io ero giovanissima, con zero esperienza e l’azienda in forte crisi. Subito dopo il mio ingresso è arrivato il biennio drammatico del 2008-09 che ha dato il colpo di grazia. Nessuno credeva che ci saremmo ripresi, le banche ci chiedevano di rientrare. Non sapevamo come uscirne.

Più che un soffitto, quasi un inferno di cristallo quello di Paola Veglio, amministratrice delegata di Brovind a Cortemilia, in provincia di Cuneo (Piemonte).

L’azienda di famiglia è una dei pionieri della vibratoristica industriale: è stata una delle prime aziende europee a specializzarsi nella progettazione e costruzione di impianti di alimentazione vibranti su basi elettromagnetiche. Oggi è una delle poche aziende al mondo in grado di progettare e realizzare internamente ogni componente e controlla in modo verticale ogni fase della realizzazione dei suoi sistemi: ha quattro sedi produttive (due a Cortemilia, una a Torino e un’altra in Brasile), e ha chiuso il 2022 con un fatturato di 16 milioni e un piano di investimenti di 11 milioni per una nuova sede.

Nel 2007, però, quando Paola Veglio, ingegnera elettronica di 27 anni, entra in organico, le cose non vanno bene: Brovind nasce nel 1986 e si concentra sulla filiera automotive, conosce una forte crescita ma poi arrivano la crisi del settore e quella causata dal crack Lehman.

Eravamo a un passo dal default – ricorda Paola Veglio -. I soci investivano e mio papà Giancarlo, amministratore delegato di allora, per anni ha rinunciato allo stipendio. Ma tutto questo ancora non bastava, l’azienda non si riprendeva.

Lei, nel frattempo, fa tutta la gavetta, partendo dall’officina, in mezzo a operai con anni di esperienza, in un ambiente storicamente maschile.

Ho iniziato mettendo la resina nelle sonde dei controller. Non è stato facile, ho avuto per anni i bastoni tra le ruote. Mio padre mi ha sempre buttato nell’arena: arrangiati o muori!

Paola Veglio passa dal laboratorio alla Ricerca e sviluppo, poi al settore IT, entra in contatto con tutti i reparti e prende coscienza delle dinamiche e dei problemi. È a quel punto che decide di imporsi per ottenere un ruolo di vertice, anche

Con il parere contrario di mio padre, che continuava a ripetermi che era troppo presto.

Nel 2011 diventa direttore generale, seleziona alcuni collaboratori fidati, stende piani di rientro e stabilisce rapporti di fiducia con i fornitori.

Abbiamo investito, sono andata controcorrente, ho stravolto organigramma e processi, abbiamo diversificato i mercati, assunto giovani e ampliato le vendite. In tre anni la perdita era sanata, dal quarto anno abbiamo cominciato a fare utili.

Il fatturato passa da 5 a 18 milioni di euro, i dipendenti da 39 a 150. Nel 2013 diventa Ad.

Brovind realizza circa 2mila macchinari all’anno, progettati sulla base delle esigenze dei clienti dei più svariati settori, dall’agroalimentare alla farmaceutica, dall’automotive all’elettromeccanica. La produzione dell’azienda è un tassello fondamentale nel processo che porta al prodotto finito: garantire all’operatore o all’impianto robotizzato di ricevere il componente giusto al momento giusto. Ogni anno il 4% del fatturato alimenta ricerca e sviluppo che ora vanno nella direzione della meccanica predittiva.

Intanto, però, arrivano il Covid, i lockdown, l’invasione russa in Ucraina, ma l’azienda assorbe i contraccolpi di queste congiunture negative in rapida successione, accentuando investimenti, attenzione al territorio e al welfare aziendale.

Ogni  crisi – dice Paola Veglio – può essere un’opportunità. Crediamo molto nel valore aggiunto delle persone. Ho avuto la fortuna di circondarmi di collaboratori validi, buoni, generosi: solo così puoi vincere le battaglie.

Lattenzione per il territorio

Non solo automazione e meccanica avanzata nell’agenda di Brovind e della sua titolare Paola Veglio. Da anni l’attenzione al territorio e ai dipendenti fa di questa azienda una sorta di “Ferrero in minore”. Tra le prime iniziative lanciate dall’azienda quella delle convenzioni per i dipendenti con i negozi locali: un doppio vantaggio.

Così come la decisione di rilevare, a titolo personale, e rimettere in funzione un hotel-ristorante di Cortemilia chiuso da 3 anni. Un progetto da oltre 700mila euro che punta ovviamente a sfruttarne le potenzialità ricettive, ma da un lato offre occupazione e dall’altro anche un servizio.

Finalmente – dice Paola Veglio – il ristorante è in grado di ospitare 50 dipendenti in pausa pranzo e tra qualche mese saremo in grado di pensare a convenzioni anche per le aziende vicine.

La vera sfida, però, riguarda più strettamente l’azienda. In ballo c’è il progetto di ristrutturazione dell’ex polo industriale di Cortemilia: un’area di 10mila metri quadrati che dovrà avere un ruolo fondamentale per permettere a Brovind di ampliare la produzione.

I notevoli rincari del settore edile, superiori al 40%, e le revisioni nell’ottica di una maggior indipendenza energetica hanno fatto lievitare l’investimento fino a 11-12 milioni di euro: una cifra titanica, per noi, ma che rappresenta l’unica soluzione per portare avanti la nostra idea di crescita.