La Settimana Politica

Cuneo fiscale, un taglio da tre miliardi nel Def

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di Vanessa Ciccarelli

«Un documento prudente». Il ministro all’economia Giancarlo Giorgetti ha definito così il primo Def del governo Meloni approvato martedì pomeriggio a palazzo Chigi. L’ossatura di quella che sarà la politica economica dei prossimi anni è stata fissata guardando alla «stabilità, credibilità e crescita» ha chiarito la premier in riunione con i ministri. Una strada tracciata all’insegna dell’ambizione responsabile attraverso la quale è prevista una crescita del Pil al +1% con un rapporto del deficit attestato al 4,5%.

Gradualità è la parola chiave del Def 2023 che tiene conto di un quadro economico-finanziario che, nonostante l’allentamento negli ultimi tempi degli effetti negativi derivanti dalla pandemia e dal caro energia, rimane “incerto e rischioso a causa della guerra in Ucraina, del rialzo dei tassi di interesse ma anche per l’affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale” spiegano fonti del Mef aggiungendo che “in questo contesto, l’economia italiana continua a mostrare una notevole dose di resilienza e vitalità”.

A via XX Settembre si lavora sul “tesoretto” di 3 miliardi stipato per premere la frizione alla riforma fiscale e per introdurre un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi che opererà già sul periodo maggio-dicembre di quest’anno.

Tra le le righe del documento finanziario si legge che “in tale contesto, le previsioni di crescita del Pil del Def sono le più prudenti, intente all’elaborazione di proiezioni di bilancio ispirate a cautela e affidabilità”.

Nello scenario tendenziale a legislazione vigente, il Pil è previsto crescere in termini reali dello 0,9% nel 2023 con un rialzo rispetto allo 0,6% previsto nella manovra di novembre, mentre nello scenario programmatico si legge una crescita dell’1% quest’anno e dell’1,5% nel 2024. Mentre il debito programmatico per il 2022 si attesta al 144,4% per calare al 140,9% nel 2025.

Queste saranno le basi sulle quali, dopo gli aggiornamenti della Nadef, si baserà la prossima manovra finanziaria. «Questi dati ci dicono che stiamo andando nella giusta direzione», commenta il presidente della Commissione bilancio Roberto Pella da Montecitorio mentre il M5s, con il capogruppo in bilancio Stefano Patuanelli, attacca il governo dicendo che il documento «È una botta di austerità in piena regola».

Per ora resta fuori l’anticipo pensionistico di Quota 41 caro alla Lega.

«Noi abbiamo una priorità che è quella di sostenere imprese e famiglie», spiega il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. I rischi per la crescita sono sempre gli stessi: l’inflazione, ma ancora di più la discussione sul Pnrr.

La partita dei fondi europei, infatti, è molto importante per l’Italia: senza gli investimenti del Pnrr non si potrebbe avere quell’impatto da 3,2 punti di Pil al 2026. E, a quel punto, anche la sfida del debito diventerebbe più impegnativa.

“Un tasso di crescita dell’1% è senz’altro alla portata della nostra economia, ma l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie e i ritardi sul Pnrr rischiano di compromettere gli andamenti economici del 2023” dice Confesercenti. Fondamentale anche un’altra partita europea che l’Italia dovrà affrontare: la riforma del Patto di Stabilità e crescita con il pressing della Germania, che spinge per avere vincoli più stringenti.