La Settimana Internazionale

Il riscatto della Grecia: in dieci anni dal default alla nuova normalità

Scritto il

di Attilio Geroni

Si torna a parlare della Grecia, dopo che per un decennio la sua crisi è stata al centro dell’attenzione e delle preoccupazioni degli Stati dell’Eurozona. Se ne parla per due motivi: le elezioni generali che hanno visto una forte affermazione del partito di centro-destra del premier Kyriakos Mitsotakis; e i notevoli progressi macroeconomici compiuti dal culmine della crisi, nel 2015, a oggi. I numeri – crescita del Pil e conti pubblici in particolare – sono buoni e lasciano sperare in una promozione dei titoli del debito pubblico a investment grade entro la fine dell’anno.

Anche il tema della futura governabilità, visti i risultati di domenica, sembra essere meno fonte di preoccupazione per gli investitori internazionali di quanto non lo fosse alla vigilia del voto. Mitsotakis non ha ottenuto la maggioranza assoluta e siccome vuole governare da solo dovrà conquistarla al secondo turno, tra un mese, con il vantaggio di un premio di maggioranza di 50 seggi. Il suo partito, Nuova Democrazia, ha conquistato il 41% delle preferenze doppiando il diretto concorrente, la sinistra radicale di Syriza dell’ex premier Alexis Tsipras, ormai in piena crisi d’identità e leadership.

Sul piano macroeconomico la storia della Grecia è incoraggiante, da caso disperato dell’Eurozona, oggetto di ripetuti salvataggi da parte dell’FMI e dei partner dell’Eurozona (l’ultimo e più importante nel luglio 2015) in cambio di un risanamento dei conti pubblici che si è tradotto in politiche di austerità e sofferenze per milioni di cittadini, la crescita l’anno scorso (5,9% dopo l’8,4% del 2021) ha superato abbondantemente la media europea. E anche quest’anno, nonostante i contraccolpi della crisi energetica, l’FMI ha rivisto al rialzo le stime dall’1,8 al 2,6 per cento. Ciò, sempre secondo il Fondo monetario internazionale, dovrebbe portare a un progressivo calo della disoccupazione, quest’anno all’11,2% e il prossimo al 10,4 rispetto al 12,2% del 2022.

Sui conti pubblici Mitsotakis è stato molto attento. Nonostante il governo abbia speso 66 miliardi di euro per attutire i contraccolpi della pandemia e della crisi energetica, nei primi quattro mesi dell’anno la Grecia ha conseguito un surplus di bilancio pari a 3,2 miliardi di euro. L’opposizione – Siryza e anche il Pasok – hanno però evidenziato in campagna elettorale come la crescita non venga tanto alimentata dalla nascita di nuove imprese e dall’aumento degli investimenti, quanto da settori come il turismo, le secondo case e di conseguenza il real estate. Il livello dei salari rimane inoltre molto basso, tanto che si fa fatica a reperire lavoratori nei servizi, nel turismo, nell’alimentare e nelle costruzioni.

Certo, c’è stato un boom delle esportazioni, che dal 2010 al 2021 sono aumentate del 90% rispetto a una crescita media del 42% nell’Eurozona. Ma Michael Pettis, senior fellow del Carnegie Endowment, ha fatto notare in un thread su twitter l’altra faccia della medaglia di questo fenomeno: una compressione dei salari e della domanda interna che ha portato alla cosiddetta svalutazione competitiva. In termini reali, inoltre, i salari medi in Grecia sarebbero inferiori del 25% rispetto al 2008 mentre il Paese è uno di quelli in Europa con il più alto tasso di povertà relativa. Fino a poche settimane fa, quando è stato aumentato da 832 a 910 euro al mese, il salario minimo era inferiore a quello di dodici anni fa.

Visto però che quella greca non è una storia a senso unico, non bisogna dimenticare gli aspetti positivi che lasciano ben sperare per il futuro di un Paese che ha sopportato sacrifici enormi. Atene è riuscita a imprimere una dinamica virtuosa al proprio debito. Dopo aver raggiunto il 206% del Pil al picco delle crisi pandemiche ed energetica, l’anno scorso è sceso al 172% del Prodotto interno lordo, il livello più basso dal 2012 e uno dei tassi riduzione più rapidi mai registrati a livello internazionale.

È da qui, forse che il prossimo governo, probabilmente un monocolore sempre a guida Mitsotakis, potrà partire affinché i pur notevoli risultati di crescita economica si traducano anche in un’adeguata redistribuzione della ricchezza.