La Settimana Internazionale

Anche le banche Usa hanno la loro faglia di San Andreas

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di Ernesto Sirolli – Docente e consulente di economia aziendale

Il governo federale ha sequestrato la First Republic Bank di San Francisco e l’ha venduta alla JPMorgan Chase lo scorso primo maggio, ponendo fine alla caduta libera della banca durata sei settimane e rassicurando i depositanti che il loro denaro è al sicuro.

Il fallimento della First Republic Bank ha avuto le stesse radici delle crisi della Silicon Valley Bank e della Signature Bank: spaventati dai depositanti e dagli investitori che ritiravano il loro denaro e vendevano le loro azioni in massa.

I californiani, che vivono sopra la Faglia di San Andreas e sono assuefatti ai terremoti, questa volta non si sono neanche accorti dello spostamento tettonico. Se il fallimento della Silicon Valley Bank è stato un terremoto di grado 8 sulla scala Mercalli, quello di First Republic è stato poco più di un tremore. Il primo maggio gli abitanti di San Francisco (sede principale della Banca) hanno fatto colazione come sempre, cioè di fronte ad uno schermo di qualche sorta, e si sono meravigliati più per la forma dell’annuncio che per il suo contenuto.

In uno Stato che vive di immagini e di PR, l’annuncio è stato coordinato e gestito come la cerimonia del Tappeto Rosso degli Oscar, in una parola la comunicazione è stata “sleek”! Elegante nella sua semplicità, rassicurante come una tazza di tisana con il giusto contenuto di miele.

Ecco come il San Francisco Chronicle ha informato i cittadini: «La Federal Deposit Insurance Corp., in una dichiarazione rilasciata poche ore prima dell’apertura dei mercati statunitensi, ha affermato che i regolatori della California avevano chiuso la First Republic e nominato la FDIC come liquidatrice. JPMorgan Chase assumerà tutti i depositi e sostanzialmente tutti gli attivi della First Republic Bank», si legge nella dichiarazione.

Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan Chase, ha detto ai giornalisti e agli investitori in una conferenza telefonica quello stesso lunedì che «questa parte della crisi è finita. Per ora dovremmo solo fare un profondo respiro di sollievo», ha aggiunto.

Tutto bene quindi? Tutti i depositi sicuri, tutti contenti? Non esattamente.

La Faglia di San Andreas è lunga 1.300 km e profonda 20 km. Ogni circa 50 anni le due placche continentali sotto pressione letteralmente esplodono rilasciando l’energia di migliaia di bombe atomiche. Speriamo che quella di First Republic sia una mera scossa di assestamento del terremoto che ha colpito Silicon Valley Bank e che il Governo federale americano abbia imparato a gestire il panico, che è ancora più dannoso dell’evento stesso.

Minimizzare ulteriori crisi di fiducia è essenziale perché il collasso di First Republic, Silicon Valley Bank e Signature Bank, corretto per l’inflazione, ha superato le perdite delle 25 banche statunitensi che sono fallite nel 2008.

Scrive Frank Partnoy su The Atlantic: «Il sistema finanziario degli Stati Uniti potrebbe essere sull’orlo della catastrofe. Questa volta potremmo non essere in grado di salvarlo».

Le Banche minori americane sono tutte suscettibili a crisi di panico. Dobbiamo sperare in due cose: che eventuali nuovi fallimenti siano gestiti con lo stesso sangue freddo dimostrato in questo caso e che queste siano veramente tutte “scosse d’assestamento!