Inchieste

Rate mutui al 40% dello stipendio

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di Alessandro Luongo

Il precedente rialzo dei tassi d’interesse, deciso a inizio febbraio dalla Banca centrale europea, aveva già prodotto un effetto immediato il mese stesso, facendo crollare la domanda di mutui del 25%, come rilevato da Crif (Centrale rischi d’intermediazione finanziaria). Un comparto, quello dei prestiti ipotecari per la prima casa, che da sé vale circa 426 miliardi di euro. Le ‘promesse’ della Lagarde hanno influito inevitabilmente anche nella scelta dei mutui: già dalle prime due settimane di marzo difatti prevale la richiesta del tasso fisso (87%), come riporta MutuiOnline, sito di comparazione di offerte di mutui bancari per le famiglie nato nel 1999.

L’ultimo ritocco di 50 punti deciso dalla Lagarde a metà marzo farà così impennare del 4,6% la rata di un prestito ventennale da 140 mila euro – uno dei prestiti medi più diffusi in Italia – con un aggravio di circa 36 euro ogni rata. E cresce pure l’impatto dell’aumento delle rate sul reddito medio di una famiglia italiana con 33mila euro netti all’anno: se a febbraio 2022 la rata del mutuo a 20 anni pesava il 22% del reddito mensile, con l’ultimo aumento raggiungerà il 30% del reddito mensile. Ancor più sostenuto l’incremento della rata del mutuo a 30 anni, che passa dal 20% al 40% del reddito mensile.

«Per la prima vola dal 2000, poi, il tasso variabile ha raggiunto se non superato quello fisso, al 3,7% in media ora – commenta Nicoletta Papucci, direttore marketing del gruppo MutuiOnline –L’indice Irs è difatti stabile o piatto (non un bel segnale per l’economia), mentre l’Euribor, tasso utilizzato per il variabile, continua a salire».

I mutuatari più avveduti hanno scelto di passare nel 2022 a un fisso che allora era fermo all’1,6%, addirittura all’1,20% nel 2021, «ma il tasso variabile finora è stato il più conveniente – riprende Papucci – I nuovi prestiti, invece, convergono in gran parte sul fisso». Una scelta ovvia, dunque, per chi vuole mettersi al riparo dal continuo aumento delle rate. La Legge di bilancio ha reintrodotto, per i vecchi mutui, la possibilità di trasformarli in tasso fisso con la propria banca a condizioni prestabilite.

«Questa norma però non sembra tuttora decollare – spiega Alessio Santarelli, direttore generale della divisione broking del gruppo MutuiOnline e ad di MutuiOnline spa – gli istituiti di credito ci dicono che stanno ricevendo tante domande di informazioni ma poche richieste effettive. Forse perché i clienti non rispettano i requisiti previsti (mutuo iniziale sotto i 200mila euro, Isee sotto i 35mila euro e nessuna insolvenza o ritardo nei pagamenti), o forse perché l’offerta disegnata con i criteri del decreto non è competitiva. I mutuatari devono difatti trasferire le condizioni di spread di mutui a tasso variabile contratti quando gli Euribor erano negativi a mutui a tasso fisso, condizioni spesso meno competitive rispetto a quanto si trova oggi sul mercato con una normale surroga. Per tutti questi clienti le surroghe sono sicuramente un’opzione da considerare».

Calano anche gli importi medi richiesti, che ora si attestano sui 130.691 euro, circa 10mila euro in meno rispetto al pari periodo del 2022, anche se rimane alto per il terzo trimestre consecutivo il reddito medio dei richiedenti, pari a 2.760 euro al mese, ben 540 euro in più rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. «Le previsioni indicano ulteriori rialzi del tasso d’interesse fino al primo semestre dell’anno – riprende Papucci – sperando che Lagarde attui ritocchi di livello inferiore di 50 punti, visto lo scenario finanziario disastroso della Silicon Valley Bank e di Credit Suisse, ora fusasi con Ubs». C’è da dire, però, che il portafoglio dei mutui per la casa in Italia è molto più solido rispetto a quello di altri Paesi, «perché il 75% di esso è costituito da mutuatari con un basso tasso d’interesse o da chi ne ha già pagato oltre un terzo; dunque l’aumento dei tassi d’interesse è meno gravoso di quanto si possa immaginare».

Intanto, le banche hanno raccolto l’invito recente della Lagarde ad andare incontro alle esigenze della propria clientela. Magari con la surroga, rinegoziazione, sospensione pagamenti, allungamento della durata o maxi durata nel caso di giovani che accendono un mutuo adesso. È il caso, ad esempio di Intesa Sanpaolo, gruppo che sta anche portando avanti una politica di sostegno ai giovani con la cosiddetta mini-rata per gli under 36: l’impegno mensile per un mutuo di 130mila euro è di 508 euro per un finanziamento a 40 anni. La proposta della banca è valida per finanziamenti fino a 35 e 40 anni di durata e per richieste fino all’80% del valore della casa. Unicredit punta sul “pacchetto flessibilità”, che offre la possibilità di sospendere, saltare o ridurre il pagamento delle rate mensili del mutuo attraverso una rimodulazione del piano di rimborso. Ad esempio: un cliente con un mutuo con 200mila residui, durata 20 anni e un tasso 5%, oggi paga una rata di circa 1.300 euro; grazie ad un allungamento di quattro anni, la rata si abbasserebbe di circa 120 euro al mese.