Inchieste

Il metaverso e la visione di Apple

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di Antonio Dini

Mancano ormai poche settimane e l’intero metaverso, i mondi virtuali-digitali sui quali da alcuni anni Meta di Mark Zuckerberg e centinaia di altre aziende stanno investendo miliardi di dollari, potrebbero finalmente avere il loro “momento iPhone”. Il momento in cui, cioè, arriva un prodotto che cambia completamente il mercato, proprio come ha fatto nel 2007 l’iPhone per l’intero comparto degli smartphone.

Apple, infatti, durante la conferenza per i suoi sviluppatori che si terrà il prossimo 5 giugno nella sua futuristica sede di Cupertino, in California, dovrebbe annunciare il suo visore AR/VR. Si tratta di occhiali per la realtà aumentata e virtuale che consentono di “entrare” nel metaverso e che costituiscono il vero, grande problema di questa tecnologia fortemente voluta da Zuckerberg (e il suo cruccio personale) ma anche il problema di colossi come Epic Games (con Fornite), Google e Microsoft.

Finora, infatti, nessuno è stato in grado di presentare un apparecchio 3D per gli utenti che fosse veramente comodo e facile da usare. Ci riuscirà Apple?

Con un team super-segreto composto da alcune centinaia di persone al lavoro da almeno cinque anni allo sviluppo del progetto, l’azienda guidata da Tim Cook scommette molto sul suo visore, che dovrebbe chiamarsi Reality Pro o Reality One. In realtà presenterà probabilmente due dispositivi, dal costo elevato e almeno in un caso anche con una batteria esterna connessa via cavo, che rappresenteranno la prima generazione degli apparecchi alternativi a qualsiasi computer abbiamo utilizzato sinora e anni luce avanti agli Oculus Quest di Facebook/Meta.

A Cupertino lavorano da circa vent’anni alla XR (eXtended Reality, come viene chiamato il mix tra realtà aumentata, AR, e virtuale, VR) ma è negli ultimi tempi che l’azienda si è concentrata con decine di nuovi brevetti e una raffica di acquisizioni strategiche sul tema per portare il suo prodotto sul mercato (da Akonia Holographics a PrimeSense, da Metaio a Faceshift ed Emotient). Con queste tecnologie una persona che indossa gli occhiali di Apple sarebbe in grado di trasformare qualsiasi superficie in un computer e interagire oltre che “vedere” con tutte le sue app e i relativi dati.

Apple finora ha già realizzato la base software (ARKit) e sta lavorando al sistema operativo (basato su quello di iPhone e iPad) mentre i processori saranno prodotti internamente e avranno la potenza di un Mac di alta gamma. Gli occhiali avranno display 4K micro-Oled ad altissima definizione, sarà possibile installare lenti correttive e il sistema utilizzerà sia sensori e telecamere esterne per mostrare la realtà circostante sia interni per capire la posizione e il movimento degli occhi, rendendo così possibile impartire ordini con lo sguardo o il movimento delle mani. A un prezzo atteso di tremila dollari, la versione più economica verrà lanciata con la seconda generazione tra il 2024 e il 2025 che potrebbero dimezzare il cartellino del prezzo.

Le applicazioni previste per questi occhiali sono molto più ampie di quelle finora mostrate con gli Oculus Quest, gli Halo e i Google Glass. Avranno speaker con audio spaziale, microfoni, sistema di orientamento tridimensionale, la capacità di interpretare l’etnia e le espressioni di chi le indossa, e consentiranno quindi di creare degli avatar che si modificano in tempo reale, mentre l’integrazione con i servizi di Apple consentirà di avere interazioni anche con la casa e le altre attività di lavoro e tempo libero.

Secondo gli analisti specializzati in previsioni su Apple, come Ming-Chi Kuo, l’azienda con il suo “xrOS”, il sistema operativo di Reality Pro, starebbe creando il primo apparecchio capace di fare videoconferenze Facetime in ambiente misto: sia in video tradizionale sia con avatar animati in tempo reale. Per il giornalista di Bloomberg Mark Gurman, tra i maggiori esperti su Apple al mondo, gli occhiali avranno una «interfaccia estremamente familiare agli utenti, grazie anche al fatto che sarà simile a quella degli iPhone e questo abbatterà radicalmente le difficoltà nell’uso, aumentando il tasso di adozione previsto».

Con un peso di poco più di un etto e mezzo, i dispositivi avranno una piccola corona meccanica che consentirà di passare dalla visione di un ambiente integralmente virtuale a uno misto, con immagini riprese dalle telecamere esterne che si mescolano a quelle sintetiche. La sicurezza dei dati personali verrà garantita da uno scanner per le iridi, che funzionerà da sistema di riconoscimento, mentre tra gli usi previsti ci saranno il fitness e la salute, la visione di spettacoli televisivi e soprattutto sportivi “da bordo campo”, la possibilità di interagire con i propri dati in ambienti tridimensionali, di lavorare con una scrivania proiettata su uno schermo virtuale da 100 pollici, fare videogiochi interattivi, avere accesso a una serie di metaversi e altri tipi di mondi virtuali, sviluppati da Apple o esistenti.

Tim Cook ha detto di recente che occhiali di questo tipo «potrebbero migliorare molto la comunicazione tra le persone» e «dare la possibilità di raggiungere obiettivi altrimenti irraggiungibili». Ha anche suggerito che saranno utili per la collaborazione e l’elaborazione di idee e che potrebbero rendere ancora più rapida e radicale la creatività di chi utilizza strumenti digitali. Riguardo alle critiche avanzate a questo progetto e a quello dell’auto elettrica a guida autonoma, sulla quale da alcuni anni si dice Apple sia al lavoro, Cook ha detto che in passato «molti sono stati scettici» su tutto ciò che Apple ha fatto, ma che l’azienda poi ha raggiunto successi «superiori alle aspettative», lasciando intendere che in futuro Apple controllerà questa tecnologia di base con i suoi occhiali AR/VR.