Inchieste

Allergie da insetti, rischi dalla carne sintetica

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di Roberta Favrin

Ma ci sono esperti dell’alimentazione che mettono in guardia dal pericolo di allergie. È il caso del professor Giorgio Calabrese, nutrizionista clinico, medico dietologo e presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare in seno al ministero per la Salute. Dal 2002 al 2008 ha fatto parte dell’Efsa.

Ci sono categorie di novel food più sensibili al rischio di allergie?

«L’Autority europea, nel suo parere scientifico ha rilevato che il consumo degli insetti inseriti tra i novel food può causare reazioni nelle persone già allergiche ai crostacei e agli acari della polvere. La tropomiosina e l’arginina-chinasi sono state identificate come le principali proteine all’interno degli insetti, che possono innescare una risposta allergica, specie in individui sensibili. In generale i rischi potenziali per il consumatore sono rappresentati da pericoli microbiologici (batteri e virus) e chimici presenti nell’ambiente: possono contaminare gli insetti interi e prodotti derivati nei diversi passaggi dell’intero ciclo produttivo. Possono compromettere la sicurezza di un alimento, e la salute umana, germi patogeni come salmonella, listeria, stafilococchi, botulino, muffe, lieviti, parassiti e virus».

Arrivano sulle tavole, per ora solo fuori dall’Ue,  latte e uova ottenuti in laboratorio. Dal punto di vista nutrizionale cambia qualcosa?

«Il sapore, la consistenza e l’esperienza alimentare sono ancora lontani dai prodotti originali. Diverse start up stanno investendo per ottenere alimenti di sintesi biologicamente identici a quelli di origine animale: la strada più promettente sembra essere quella che si basa su lieviti e processi di fermentazione simili a quelli utilizzati nella produzione della birra. Come saranno etichettati? È giusto chiamarli “uova” o “formaggio”? Secondo i loro ideatori sì, perché dal punto di vista molecolare sono del tutto identici agli originali, ma in effetti non c’è la giusta e salutare coincidenza».

Parliamo della “carne a base cellulare”. Gli scienziati italiani che stanno lavorando al progetto sottolineano che le cellule usate come materia prima per produrre fibra muscolare sono le stesse che lavorano nell’animale. Poi aggiungono che è troppo presto per dare giudizi su un processo che non è ancora concluso, almeno a livello italiano, e sicuramente migliorabile in futuro con la ricerca. Che ne pensa? 

«Il primo rapporto sul ‘cibo cellulare’ realizzato da Fao e Oms, individua 53 i potenziali rischi per la salute dal consumo di carne coltivata in laboratorio. I dubbi riguardano le possibili mutazioni delle cellule riprodotte in laboratorio. I processi di crescita esponenziale particolarmente rapidi potrebbero generare delle linee cellulari “difettose”, come avviene in natura. Gli effetti sulla salute potrebbero non essere facilmente prevedibili o controllabili. Non essendo accertati, per il momento sono solo degli alert su cui focalizzare le ricerche prima di intraprendere una produzione massiva. Niente che non venga già fatto con il cibo “vero”, comunque».