Tratto dall'edizione numero 13 del 02/12/2022

di Leopoldo Gasbarro
Pubblichiamo uno stralcio dell’intervista rilasciata dall’ex ministro e fondatore di illimity al direttore di Wall Street Italia.
Bentrovato a Corrado Passera. Abbiamo appena rivisto assieme la dichiarazione di Mariano Rumor di 49 anni fa in cui lanciava un’austerity pesantissima, non quella delle domeniche a piedi che avremmo vissuto per qualche mese, ma quella di «un mondo che doveva ripensare completamente lo sviluppo economico perché non ci sarebbe stato». Eppure, non è andata così…
Più che altro non abbiamo saputo nel tempo imparare abbastanza dalla Storia. Oggi ci troviamo oggettivamente a fronteggiare una crisi che appare simile ad allora, ma fortunatamente abbiamo molti più strumenti. Le tecnologie disponibili cinquant’anni fa e quelle disponibili oggi sono imparagonabili. Noi oggi sappiamo che se faremo le cose giuste il problema dell’energia lo potremo risolvere e non dovrà essere in nessun modo un limite al nostro sviluppo. Era impossibile pensare che la Russia ci avrebbe preso per il collo? Assolutamente no. Dieci anni fa mi trovai a livello di governo a dover intervenire, e invece di fare l’ennesimo gasdotto con la Russia andammo in Azerbaijan; invece di ridurre le estrazioni dai giacimenti italiani decidemmo di aumentarle, anche se poi furono ridotte per un falso senso di ecologismo. Insomma, guardiamoci un po’ allo specchio: questa crisi era evitabile.
Secondo lei, c’è più o meno Europa dopo tutto quello che sta succedendo? E quale futuro può avere questo continente?
C’è più Europa. Se pensiamo a come abbiamo saputo reagire al Covid noi abbiamo toccato con mano che l’Europa, con un livello proprio federale, si è dimostrata capace di essere più forte della somma dei singoli Stati. Noi eravamo abituati ad usare le risorse o la somma delle risorse dei singoli Stati. Con l’esperienza della NextGeneration EU abbiamo dimostrato che possiamo giocare da potenza tutti insieme. O lo facciamo o i singoli stati saranno uno a uno mangiati vivi dalle grandi potenze.
Dal punto di vista delle monete abbiamo visto tutto quello che sta capitando attorno al mondo delle criptovalute (…) Sta emergendo anche la novità importantissima delle monete digitali delle Banche centrali. Come valuta quello che sta per avvenire in questo settore?
Prima, quando tutti osannavano il mondo “cripto”, io portavo una serie di criticità; adesso non dobbiamo fare la cosa opposta. Quando mi chiedevano una mia posizione sul mondo cripto dicevo che non esisteva una posizione perché il cripto è fatto dalle reti digitali, e queste sono strumenti di innovazione potente; dagli asset cripto – tipo Bitcoin – dove il tema è informare la gente perché possa sceglierle o non sceglierle consciamente; dalle “stable coins”, che sono il vero rischio strutturale perché rischiano di far perdere ai paesi e alle autorità il controllo della base monetaria, e noi sappiamo dalla Storia cosa capita quando questo succede. E poi ci sono le monete legali digitali. Credo che noi si debba fare di tutto perché l’euro sia digitale, che non vuol dire creare una nuova valuta né tantomeno centralizzare la gestione di questa valuta nella Bce. Noi dobbiamo mettere in condizioni l’euro, il nostro euro, la valuta legale, di avere tutti i benefici tecnologici provenienti dal fatto che sia fruibile tramite reti digitali tipo anche Blockchain.
Siamo più vicini al controllo dell’inflazione e, soprattutto, ci sarà o meno la recessione?
Me lo chiedono quotidianamente e a tutti rispondo: la recessione è evitabile, ci sarà se non faremo ciò che serve per evitarla o se faremo ciò che la causa. Se uno guarda – e il nostro osservatorio sul mondo delle imprese ne è la dimostrazione – il dinamismo, l’attività e la resilienza che si sono create nelle nostre economie, dice: non è detto che ci sia la recessione. Siamo un Paese che chiude al 4% di crescita del Pil, un Paese che esprime 600 miliardi di export…ma dove sta scritto che l’anno prossimo sia per definizione un baratro? È chiaro che se dovessero salire troppo i tassi, che se non si facesse quello che si sta facendo adesso – spendere bene i soldi del Pnrr, trovare nuovi finanziamenti europei – ci troveremmo in un calo forte. Però che nessuno dica che la recessione è inevitabile.
Bisognerebbe cominciare anche a fare attenzione a chi le tasse non le paga prima di guardare a chi ne paga già tante.
Prima di tutto premierei fiscalmente in maniera fortissima le imprese che investono, che assumono, che si aggregano e mettono capitali nelle loro aziende. E siccome il contributo delle tasse dirette sulle imprese è relativamente piccolo, con un sacrificio relativamente piccolo si potrebbe avere un grande beneficio in termini di crescita se venisse esasperato e reso strutturale il premio fiscale per le aziende virtuose che hanno quei comportamenti.