L'editoriale

The Times They Are A-Changin’

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di Claudio Brachino

Eh sì, i tempi stanno cambiando! Lo diceva Bob Dylan nel 1964 con la sua voce roca e sempre di più lo possiamo dire tutti noi senza essere menestrelli, ma consapevoli delle continue accelerazioni della Storia. Prendiamo il lavoro, a cui dedichiamo in questo numero copertina, inchiesta e svariati approfondimenti.

La notizia di partenza è il decreto che il Consiglio dei ministri ha “licenziato” in una data supersimbolica, il Primo maggio. Un serie di novità che cambiano uno degli scenari decisivi della democrazia di un paese, un cardine ribadito proprio all’inizio dalla nostra Costituzione.

Salta agli occhi il taglio del cuneo fiscale, l’eterno Pinocchio di quasi tutte le stagioni politiche, una promessa allettante ma costosa. Questo governo ha trovato 4 miliardi per mettere fino a 100 euro mensili nella busta paga dei lavoratori con redditi non oltre i  35.000 euro . Serviranno a combattere il caro vita.

Pochi, tanti, insufficienti? Intanto sono qualcosa.

Salta poi agli occhi anche l’annunciata archiviazione del reddito di cittadinanza, che cambia nome e sostanza soprattutto per i cosiddetti “occupabili”. La seconda notizia sarebbe dare conto delle polemiche politiche che già infuriano da giorni e che hanno spinto i sindacati a fare di maggio non il mese della dolce primavera (se c’è ancora) ma della piazza continua.

E qui ritorna il Premio Nobel Bob Dylan. Non per annacquare il legittimo diritto di critica nella furia del cambiamento, ma per ricordare che in tutto il mondo non è mutato solo il lavoro ma anche i lavoratori.

La pandemia ha prodotto una rivoluzione antropologica nelle giovani generazioni. La qualità della propria vita, del tempo a disposizione per sé, il salario ovvio ma anche la visione “aziendale”. Il sentirsi parte di un progetto è più importante del vecchio posto fisso. Se i direttori del personale non capiscono in fretta questo fenomeno le aziende chiuderanno o non tratterranno i più bravi.

Sta succedendo in tutto l’Occidente come ci racconta ogni settimana con puntualità il nostro buon Dini, che consigliamo di leggere anche al buon Landini.

Le categorie complessive della civiltà industriale del Novecento sono obsolete, come già vecchie sono quelle del neo liberismo globalista messo in crisi da conflitti e crisi energetiche e inflattive. Il nuovo welfare è tutto da costruire, ma non mi stupirebbe che la Meloni dialogasse sotto sotto con buona parte della ex classe operaia che non legge più Marx ma non ha voglia certo di giocare con Vogue e con i colori della Schlein.