L'editoriale

Se l’economia batte l’ideologia

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di Claudio Brachino

Quello che ci dice l’ultima tornata amministrativa in Italia è molto di più della consueta analisi politica su chi ha vinto e chi ha perso.

Proviamo a guardare più in là in modo analitico e in un certo senso scientifico.

Quelli che vanno a votare, gli astenuti sono sempre troppi e sono sempre una ferita aperta per la democrazia, premiano ormai chi ha idee comprensibili rispetto ai propri problemi e puniscono chi ha un approccio troppo ideologico ai temi dominanti della realtà e allo stesso dibattito pubblico.

Siccome i problemi principali dei nostri concittadini, ma direi di tutti i cittadini europei, sono in gran parte economici, bollette, mutui, lavoro, salari, inflazione, risparmi, pensioni, chi non ha una visione almeno a medio termine di tutte queste variabili viene mandato a casa.

Siccome abbiamo capito, con rapidità ma non senza traumi, che quei problemi sono in gran parte sovranazionali e geopolitici, le vecchie carte di identità destra e sinistra possono andare nella soffitta dei ricordi del Novecento. Non perché non possano esserci altre identità riconoscibili, anzi, ma un certo armamentario del conflitto di parte fa a pugni con la Storia.

Prendete il Covid, la battaglia al virus non è stata vinta con il celebre libro di Bobbio sulla destra e la sinistra sottobraccio, ma con piani pragmatici affidati a un generale esperto di logistica. Nel designare ora il commissario per la ricostruzione in Romagna più che alla tessera bisognerà guardare al merito e alla competenza per mettere le mani a un affaire da dieci miliardi di danni, con aziende che non hanno solo bisogno di soldi ma anche di progetti razionali e rapidi.

Giorgia Meloni non ha vinto le elezioni solo per i suoi meriti ma anche per un’opposizione attardata su un pericolo fascista di cui non frega niente a nessuno.

La Schlein, cito lei perché è la leader del principale partito anti-governo, perde per ora nelle urne perché le sue idee in materia economica sono state poche e troppo tradizionalmente radicali. A parte la patrimoniale, non abbiamo sentito un’analisi approfondita sul perché non spendiamo i soldi del Pnrr o nemmeno una proposta concreta per le emergenze di una regione di cui pure è stata vicepresidente.

I diritti della soggettività sono importanti ma non sono al primo posto nella zucca della collettività nel suo insieme, landa sociologica ben più estesa dei centri metropolitani.

Ricordate la snob Hillary Clinton e la punizione severa del Middle West americano? Altrimenti rileggete il grande filosofo francese Foucault e la sua metafora della scatola degli attrezzi. È quella con cui affrontiamo il mondo, e se dentro non c’è l’economia, beh l’officina è destinata a durare poco.