Economia della Conoscenza

Emozioni e presente, l’arte al tempo del Metaverso

Scritto il

di Beppe Ceccato

«Una mostra che spero possa avvicinare i puristi della tradizione ai nuovi codici espressivi derivanti dalle tecnologie più attuali, le quali, lungi dall’essere asettiche e “disumanizzate”, si mettono al servizio dell’atto creativo in tutte le sue forme, offrendo all’artista e ai suoi fruitori nuovi strumenti per esplorare l’ineffabile mistero del fare arte».

Il professor Emmanuele F.M. Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale nella sua attività di mecenate, filantropo ed esperto d’arte non ha dubbi in proposito: Ipotesi Metaverso, a Roma, Palazzo Cipolla (via del Corso 320), mostra nata da una sua idea e inaugurata il 5 aprile – chiuderà il prossimo 23 luglio – ha proprio questo scopo: investigare su nuove forme d’arte e dimostrare quanto la tecnologia (inevitabile) possa essere un bene al servizio dell’umanità. L’arte da sempre intercetta e “studia” il progresso dell’uomo.

Lo elabora, nel bene e nel male, “traducendo” attimi di esistenza. Per dirla con le parole del prof. Emanuele: «Entrando nel merito della mostra sul Metaverso, termine opportunamente coniato, si ipotizza la coesistenza di esperienze multisensoriali e multimediali di artisti di oggi con riferimento alle opere del passato che hanno avuto come epicentro scenari e testimonianze vitali diverse. Questo apparente contrasto attraverso lo strumento multimediale, che sarà utilizzato nella mostra, stimolerà in maniera assoluta il visitatore consentendo ma, a mio modo di vedere, mettendo anche sotto il riflettore della valutazione, la possibilità concreta della percezione del mondo reale attraverso la tecnologia».

Gli artisti chiamati a elaborare il Metaverso provengono da tutto il mondo: Corea, Mongolia, Australia, Turchia, Colombia, Italia, Francia, Germania, Inghilterra. Sono “punti di vista”, libere interpretazioni sul tema. Spiega Mario Klingemann, uno degli artisti coinvolti: «Essendo cresciuto con le promesse mai mantenute del “Cyberspazio”, rimango scettico riguardo al suo successore, il “Metaverso”. Nonostante il clamore che lo circonda, non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione che il metaverso rimarrà sempre un concetto sfuggente, un punto lontano all’orizzonte verso il quale ci dirigiamo, ma che non raggiungeremo mai veramente. Ma il fascino di un mondo digitale perfetto è troppo potente per resistere e forse, mentre inseguiamo questa stella guida, potremmo fare alcune scoperte interessanti durante quel viaggio».

Gli fa eco PAK, uno dei più affermati artisti di arte digitale: «Il Metaverso è un concetto fino a quando non definiamo insieme gli standard. In un vero Metaverso: nessuno stile, ma tendenze. Nessun proprietario, ma comunità. Nessun regolamento, ma norme. Un vero Metaverso appare come un Internet 2.0 È un pezzo unico. È decentrato. È costruito dai suoi utenti. È bellissimo». Ai visitatori il compito di capire quale significato abbia questo “mattoncino” posto nell’evoluzione umana. La libertà di conoscere e capire un mondo di cui già siamo parte integrante.